E poi un giovedì la depressione.

Impiegherò non so quanto a scrivere questa storia e arrivare poi a chiudere il ciclo de L’ingegnere!. Ma tant’è, se neanche comincio…

Mi sento di avvisare che questo post è lungo e denso, ma insomma meno di così non mi è stato possibile. Sarà difficile arrivare fino in fondo, caro lettore.

Allora L’ingegnere!, rispetto alle altre categorie di questo blog, è diversa come ho già spiegato qui , al giro di boa del secondo Mercoledì importante della vita di Elisabetta. Dentro L’ingegnere! ci sta la costruzione minuziosa e precisa di un nuovo equilibrio, un progetto potrei direi, ingegneristico appunto, un’operazione minuta e di precisione che richiede grande determinazione. E’ un’opportunità che Elisabetta ha già colto, a cui io credo possa arrivare chiunque con un po’ di volontà. Si tratta di riconnettersi sulle giuste vibrazioni della propria vita, magari farlo per la prima volta, come quando lei ha preso la decisione più coraggiosa della sua vita, quella cioè di attraversare gli inferi per risalire verso la serenità. Come quando l’universo ha voluto premiarla per questo atto di coraggio improvviso.

C’è spesso qualcosa che rimandiamo, qualche sbattimento più o meno grande che ci guarda dallo sfondo su cui l’abbiamo relegato, e che reclama attenzione, ogni giorno, giorno dopo giorno. Noi sappiamo che quella cosa sta lì, che ce ne dovremmo occupare. Eppure non lo facciamo. Rimandiamo sempre, anzi procrastiniamo il rimandare (disse una volta un tizio azzeccando con le parole). E nel frattempo ci concentriamo su altro, su quello che inseguiamo invece con tutti i nostri desideri, ma non riusciamo ad ottenere, oppure ci facciamo bastare quello che non basta perché non è niente di necessario, qualcosa che starebbe benissimo come corollario, ma che non c’azzecca nulla invece come obiettivo primario. Invertiamo le energie insomma, partiamo dal pezzo sbagliato. Invece di scalare il percorso cerchiamo di saltare dei pezzi importanti, prendendo scorciatoie per l’obiettivo. Non funziona mai.

Ecco, bisogna occuparsene. Certo molto banale a dirsi. Difficile a farsi, perché sennò ce ne saremmo occupati prima. Succede forse io credo che cambiare è difficile e a volte fa pure paura. E quindi ci affezioniamo anche alle frustrazioni, e ai meccanismi sbagliati che ci governano in regime di sopravvivenza. Perché alla fine sopravviviamo. Sarà terribile iniziare ad occuparsene perché sentiremo tutto il peso dello sbattimento, non riusciremo neanche ad immaginare che prima o poi scavalcheremo il problema. Se partiamo però, poi non si torna indietro. Sarà terribile perché vorrà dire affrontarla quell’ombra che ci segue dallo sfondo. Ma quando prenderemo coraggio, allora le cose sì che inizieranno ad andare nel verso giusto, a sistemarsi.

Ma cos’è quell’ombra? In che senso sbattimento? Direi depressione, in una parola, sentirsi schiacciati insomma.

Tornando però a Giovedì… Elisabetta ha un appuntamento importante, l’epilogo della sua discesa agli inferi. Mesi prima un avvocato gliel’aveva detto: dovrete per forza passare da un tribunale per l’affidamento dei bambini.

“Si, ok grazie per il consiglio. Non succederà mai”

Le parole le scorrevano nei pensieri, era sicura, ma anzi più che sicura:

“Il tribunale non è un’ opzione”

Ed eccola lì ora, seduta sul muretto di fronte l’ingresso del tribunale, sei mesi dopo.

È arrivata mezz’ora in anticipo. Non è agitata, e manco preoccupata. Quando si tratta dei suoi figli diventa un felino, siamo nell’ambito dell’istinto puro, per le emozioni non c’è spazio. C’è solo una calma gelida che regna intorno e il suo sguardo che scruta in slow motion il mondo circostante. Le emozioni rimangono congelate appunto. Però ecco si tratta dell’epilogo di un pezzo lungo e importante della sua vita. Ad un certo punto, quando tutto sarà finito, ci sarà un fiume emotivo, lo sa, lo affronterà, dopo.

Sveglia all’alba, anzi prima, 10k di cose da fare prima di uscire: figli, colazioni, cane, grida, vestiti, giochi, doccia e fondotinta. E la casa da sistemare (pure la cucina che la sera prima non ha fatto). Un delirio che lei boh tutti i giorni si stupisce quando finalmente chiude la porta di casa.

Ripensa, nel frattempo che aspetta davanti al tribunale, al delirio della sua vita. Quand’è che le cose hanno iniziato ad andare storte?
Le cazzate di un adolescenza un po’ troppo incandescente?
Un brutto incidente tanti anni prima?
La malattia che colpì contemporaneamente i suoi genitori?
I casini sul lavoro quando nulla aveva senso?

Ripercorre velocemente le tappe di quel groviglio, a guardare bene, pensa, si vede però un sottile filo rosso di senso che mi ha condotta fin qui oggi.

Ecco lo sa, benissimo, quando uscirà da quel palazzo arriverà puntualissima, al momento giusto, la depressione, lasciata in sospeso per sopravvivere. Un fiume in piena invisibile che la travolgerà. Sono decenni che tiene su quella diga. Ora davvero non ce la fa più. Ha deciso che mollerà il colpo.

E in tutto questo delirio lei ci aveva messo dentro anche tinder…

Ho già raccontato dell’ingegnere, quello del “tu dai a me più di quello che io do a te” che in effetti non aveva tutti i torti.

Ho raccontato anche di Questo che programma appuntamenti e poi all’ultimo rimanda. Ecco sulla piaga degli appuntamenti bucati all’ultimo anche io ho una collezione preziosa tra le mie chat, prima o poi ci aprirò una finestra sopra.

Non ho raccontato di un altro, che non arriva da tinder, ma è una di quelle presenze della sua vita che si potrebbe mettere in linea con gli altri due, anzi con uno dei due in particolare.

Lei ha una curiosità a tratti un po’ morbosa per i comportamenti umani, e ritiene che dentro l’universo dell’accoppiamento (soprattutto emotivo) ci stiano dentro significati importanti. E non si tratta solo di tinder che ha iniziato a usare dopo la separazione. Si tratta di ambiente, contesto, regole, ormoni e mistero. Si tratta della linea di confine tra virtuale e reale, o meglio tra immaginato e vissuto. Affinità elettive direbbe Il Principe entro il suo orizzonte così cupo.

Ma adesso siamo al momento in cui Elisabetta farà i conti con la depressione lasciata in sospeso. Il filo rosso si snoderà su una questione molto importante della sua vita. E cioè: quanto e come ha senso spendersi per gli altri? Appunto “tu dai a me più di quello che io do a te”.

Qualche ora dopo, uscendo da quel palazzo, con il cuore più leggero, infilandosi gli occhiali da sole e preparandosi all’inondazione, decise: ne uscirò senza aver perso la voglia di dare più di quello che ricevo. Questa volta avendo capito bene che questa attitudine non può essere l’obiettivo, ma solo il corollario di un bene primario, e cioè ovviamente la serenità. Ma il tutto non prima di incamminarsi per andare ad abbracciare chi un anno prima l’aveva salvata (senza essersene tra l’altro mai reso conto), chi un anno prima le aveva dato più di quello che lei poteva dare.

“Adesso posso dare sul serio più di quello che ricevo, magari non a chiunque ecco” pensa uscendo dal suo vecchio ufficio, la depressione è inevitabile ma sarà meno paurosa di quello che aveva sempre pensato.

Potrà sempre spendersi per tutti quelli che incontrerà ? No, ovviamente. Ma quando capiterà, sempre. Se capita di poter stimolare qualcuno ad essere una persona migliore, ne vale sempre la pena. Certo è raro, si tratta di affinità elettive che rischiano in effetti di finire male. E’ un rischio che raramente ci possiamo assumere, ma se il destino ti offre questa possibilità, va sempre colta al volo che tu sia da una parte del tavolo o dall’altra.

Caro Ingegnere ad esempio ti ho lasciato nel mio blog che mi parevi intrappolato in qualche rete. Elisabetta ha sempre cercato di mostrarti un modo diverso di guardare il mondo, chissà se alla fine c’è riuscita e ti ha aiutato ad evolverti. Io credo fermamente che nella vita non bisogna avere paura ma essere prudenti, a te invece mi sa che consiglio il contrario. Devi essere meno prudente, ed entrare un po’ più in contatto con le tue paure. Vedrai che non ti mangeranno. E vedrai che riuscirai a farti valere anche nelle situazioni più complesse, magari con quel collega che ti mangia in testa… E vedrai che magari il sesso e le relazioni non saranno più un tabù.

E tu, caro Questo, non scriverò molto di te anche se lei mi ha parlato a lungo dei vostri incontri. E questo tutto sommato lo devi prendere positivamente perché vuol dire che alla fine sei fuori dal circolo delle parodie. Mi permetto di dare anche a te qualche consiglio: devi metterti in discussione, ancora e di più, esporti fuori dalla comfort zone e prendere la tua strada. Succede che le prime frustrazioni nella vita ci irrigidiscono e ci pungono nell’orgoglio. Poi però ne arrivano altre, e poi ancora, ed è a questo punto che abbiamo l’occasione di evolverci sul serio. Si impara alla fine non solo a guardarle in faccia le frustrazioni, ma soprattutto a toccare quei punti nervosi così sensibili, e a lavorarci sopra. In fondo basta decidersi e mettersi d’impegno a scrivere di sé di fronte ad uno specchio intransigente ma fedele.

C’è qualcun altro che si lega bene in questo filo rosso dell’ Ingegnere! a cui vorrei dare una montagna di consigli. L’unica persona della mia vita per un sacco di ragioni. Ma ahimè non è fattibile pensarci quasi, figuriamoci rielaborare e scriverne.

Mi rispecchio tanto in Elisabetta, un po’ per l’attitudine ad essere sempre disponibile a relazionarsi con rispetto e curiosità verso chiunque il destino le metta davanti. Un po’ perché pure io ho spesso dato più di quello che ricevevo, ma solo per ingannare il cervello cambiando il segno a tutte le delusioni. Troppo facile come soluzione..

Poi ad un certo punto mi sono decisa e ho affrontato i mostri sullo sfondo. E lì non ci sono soluzioni di facile utilizzo. Non ci sono bacchette magiche. C’è solo da scendere negli inferi e risalire. Ridimensionati, ma molto più forti.

Da ormai quasi un anno non riesco ad ascoltare questa canzone che mi ha fatto compagnia nella mia discesa agl’inferi, è uno di quei pezzi che ti indicano la via. Ovviamente la dedico all’ingegnere e a Questo che davvero calza a pennello per entrambi.

Ma soprattutto a lei che è riuscita finalmente ad arrivare alla fine della canzone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *