La figlia del generale

Questa di seguito è una storia lasciata in sospesa da un po’, il racconto di un lettore gentile. È un po’ che mi ripromettevo di pubblicarla, ma chissà perché rimandavo..

A parte che è scritta bene, a parte che lui è un ingegnere, ci sono una serie di particolari che risuonano come una serie di coincidenze, affinità elettive tra dettagli che incrociano diverse storie. Proprio in linea con lo stile di questo blog.

E quindi ecco a voi il caro lettore che un giorno a Pavia incontra la figlia di un generale.

“Dal 2011 è finita la mia tutt’ora unica esperienza di convivenza. Vivo da solo, sono seguito da una psicologa per cercare di diventare un essere umano migliore che non affondi le proprie relazioni e soprattutto che non si lasci divorare dai pensieri ossessivi, tipo chiedersi -perchè mi ha lasciato-.

Inizio in quell’anno la mia esperienza con il dating on line ma ho solo esperienze fallimentari. Anche con tutto l’impegno e la convinzione nel voler cambiare pagina, ero ancora troppo distrutto per risultare attraente.

A primavera 2013, incrocio questa ragazza misteriosa, non aveva nessuna foto sul profilo, non ricordo come mai abbiamo iniziato a parlarci, lei mi racconta di essere lì solo per fare una specie di indagine sociologica, che non sta cercando nessuno. Non so perchè dovesse raccontarmi una storia del genere, non ho mai trovato nessun riscontro successivamente. Continuiamo a scriverci e finiamo per coinvolgerci e cercarci, ma lei continua a non volersi far vedere, ci scambiamo il numero ma non mi vuole telefonare. Vive ad Asti, anche se mi spiega che ha vissuto ovunque perchè come il titolo suggerisce, essendo figlia di un ufficiale dei carabinieri ha cambiato spesso casa. In quel momento per motivi di salute che non riuscivano a diagnosticare e di lavoro era dovuta tornare a vivere dai suoi e la cosa ovviamente le pesava. Dimenticavo, aveva 3/4 anni meno di me. Decidiamo di incontrarci. A metà strada, a Pavia. A metà del ponte coperto. Il 5 maggio. Una domenica. Io la aspetto dove c’è un balcone. Mi spiega solo come riconoscerla. La vedo, è piccola e carina, mi sorride. Non ci salutiamo, non sento la sua voce perchè non c’è tempo, si alza sulle punte per cercare la mia bocca, ci baciamo e non riusciamo a smettere. Giriamo per la città ridendo e baciandoci, quando cala la notte rimaniamo nella mia auto fino ad un’ora improponibile, ci salutiamo dandoci appuntamento da me presto.

Cominciamo così la nostra storia d’amore, quando può viene a trascorrere giorni da me, le lascio praticamente subito le mie chiavi di casa, oppure ci incontriamo in giro per la lombardia o il piemonte. E come il primo giorno , non smettiamo di baciarci e fare l’amore. Ma oltre alla passione, ciò che mi attraeva di lei è che fosse diversa da me, un mondo diverso da raccontare, una professionalità in campo artistico, e soprattutto che fosse una persona concreta , posata, serena e affidabile. Il mio chiamarla la figlia del generale serviva proprio a rieccheggiare questa concretezza da accademia militare piemontese. E dopo il mio ultimo fallimento sentimentale con una persona problematica e inaffidabile, avevo maledettamente bisogno di una persona come lei per immaginare un futuro di coppia. Viviamo felici fino al mio compleanno, metà luglio.

Poi la sua presenza diventa rarefatta. Non riesco più a telefonarle, non mi scrive se non per sbaglio, la sento è distante, trova sempre scuse per non vederci. Io precipito nel terrore, non capisco cosa stia succedendo. Voglio incontrarla e chiarire ma lei continua a trovare scuse per procrastinare. Ho veramente ricordi nebulosi di quel periodo. Ho il cuore distrutto come non ho mai provato, la persona sulla cui concretezza mi ero affidato ora mi lasciava in questo limbo dove razionalmente capivo che lei non mi voleva più ma il fatto che non mi avesse mai veramente lasciato continuava a mantenermi aggrappato ad una speranza idiota. Verso la fine di agosto me ne faccio autonomamente una ragione, ricomincio ad uscire con altre persone. Una ragazza al primo anno di università con problemi giganteschi che finiscono per produrre una serata tragicomica assolutamente da raccontare e il furto di un libro di Borges dalla mia libreria. E poi una donna polacca che ho continuato a frequentare e a tradire negli anni seguenti, perchè dopo la devastazione lasciata dalla figlia del generale io non volevo piu fidarmi di nessuno.

A settembre si decide ad incontrarmi. D’altronde doveva restituirmi un libro e soprattutto le chiavi di casa. A cena a casa mia. Sul divano mi fa un lungo discorso che io francamente non ricordo né capisco, ricordo solo che riuscivo solo a piangere. Mangiamo una pasta che le preparo. Facciamo l’amore per l’ultima volta. Poi se ne va. Ci sentiamo qualche volta ancora, quando la cerco, poi smetto. Mi lascia anche una lettera, me ne scriveva spesso, li mi spiega quali miei comportamenti non le piacevano, in parte avrà anche avuto ragione. Le mie paure mi avranno raggiunto di nuovo. Come ti dicevo, le ho scritto un paio di mesi fa quando mi è apparsa su telegram. Non è stato piacevole, le sembravo solo una persona infantile e piena di recriminazioni ad anni di distanza, mi ha in un certo modo deriso. Ho cancellato il suo numero settimana scorsa”

Caro lettore tu non lo sai perché non te l’ho mai detto, ma nella tua storia ci sono diversi dettagli che mi hanno colpita.

Pavia innanzitutto, che non ho mai visitato, di recente addirittura ho declinato un invito per andare a vederla. Ma forse a questo punto.. non rimando più.

Lei che dichiara di essere impegnata a fare un’indagine sociologica inventata. Mentre io forse ho sempre fatto il contrario con tinder.

Il libro di Borges e quella storia da raccontare che a questo punto ti chiederò se avrai voglia di mettere giù per iscritto, mi pare anche senza saperne nulla che ricalchi lo stile delle parodie.

Tu ingegnere che piangi mentre lei ti lascia..

Lei così coinvolta prima e distante un attimo dopo senza una vera spiegazione.

È un po’ che non ci sentiamo caro lettore, sono un po’ sparita ma ahimè anche io ho una serie di cocci da rimettere assieme. Mi sono fermata un attimo. Qualche giorno fa però spulciavo tra le mail del blog e sei ricomparso con la tua parodia. Cercavo un’altra storia interessante da pubblicare che mi hanno scritto di recente, ma poi ho pensato fosse meglio recuperare in ordine cronologico. In effetti ultimamente ho fatto un po’ di casini col blog, scritto cose poi abbandonate, iniziato a pensare senza dare seguito.

Quando non si sa bene che direzione prendere rimane sempre la possibilità di attenersi all’ordine delle cose che sicuramente male non fa (come ad esempio riprendere il filo di quello che accade offline, senza algoritmi a dettare legge, chat infinite, pacchi seriali o salti tra virtuale e reale che manco il record mondiale di sempre, recuperando il coraggio di fare un bel bagno di realtà).

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