La rabbia una domenica

Riprendendo a scrivere questo blog è tornata ad arrivare qualche  mail da lettori che mi raccontano delle loro esperienze di dating, amore e avventure.  Ci sono un paio di persone con cui mi sto scrivendo. La storia di una delle due è pronta per essere pubblicata, almeno una parte.  E quindi eccolo: il primo capitolo di questa storia che spero possa farci compagnia a lungo. Ricordate che le mie storie spesso sono anche messaggi. A volte però protagonisi e destinatari reali o immaginati si confondono e si mescolano insieme nelle parodie, un po’ come nella realtà.

“Ciao Serena, ho scoperto per caso il tuo blog una mattina noiosa e subito ha assorbito la mia attenzione. Per chi come me usa tinder e affini, nel tuo blog ci rimane inevitabilmente incastrata. Ho letto subito dello Squilibrato e poi Mercoledì.  E Mercoledì mi ha steso perché mi è successa la stessa identica cosa. Io però sono incastrata nella fase della rabbia. O forse non più, chissà..

L’anno scorso ho conosciuto un ingegnere su tinder. Qualche remora ce l’avevo sugli ingegneri,  ma ero anche piena di entusiasmo, appena uscita dalla storia più noiosa della mia vita con un creativo.  Non avevo mai usato tinder e quello fu il primo match, un po’ come per te il principe (ho letto anche di quello).

Dopo qualche giorno di chiacchiere in chat programmiamo subito una cena. Un po’ impegnativo penso, ma mi butto. E senza stare troppo a pensarci mi preparo quel pomeriggio senza esagerare. Preferivo essere me stessa senza agghindarmi. Appena lo vedo si conferma quello che pensavo, un colpo di fulmine prima digitale poi reale. Mi butto in una cena che mi trasporta in un vortice di emozioni. Finiamo ben presto di mangiare e proseguiamo con un dopo cena a casa mia. Facciamo tutto molto di fretta insomma, ma tutto molto bello, perfetto. La faccio breve: inizia una vera frequentazione. Lui mi scrive tutti i giorni, molto carino e premuroso. Mi fa appunto entrare nella sua vita. Dopo qualche mese un giorno una sua amica mi appella rivolgendosi a lui “la tua fidanzata”. A me è parsa una cosa tutto sommato normale, ma colgo nel suo sguardo qualcosa, o meglio l’assenza di qualcosa, o insomma qualcosa ha vibrato strano. Così qualche giorno dopo gli faccio una domanda, anzi proprio come quelle di Elisabetta, una non-domanda. E’ stata una battuta direi: “Sarà mica che ti spaventa pensare a me come la tua fidanzata?”

Quindi, ancora la faccio breve, viene fuori che

“tu dai a me più di quello che io posso dare a te”

Cioè ?

L’ho archiviato in meno di due nano-secondi, ma dentro qualcosa l’ho sentito, si è rotto. Un piccolo pezzettino del muscolo del mio cuore si è rotto. Non ho fatto fatica a superare la fase “non accetto”, anzi forse non c’è mai stata, sono passata direttamente a quella della rabbia: “ma che cazzo mi hai tirata in mezzo nel tuo universo allora?”

Sono una furia, ho due settimane di ferie e decido che in due settimane devo trovare un surrogato, almeno da un punto di vista molto pratico… diciamocelo trovare un buon surrogato sessuale per l’ingegnere (che almeno qualcosa di buono aveva) non sarebbe stato facile, anzi insomma quasi impossibile, in due settimane poi.

Ma insomma, ero in ferie (forzate a casa) con tempo libero che dovevo assolutamente riempire per evitare di sentire quel dolorino al cuore. Quindi inizio. Mi dò qualche linea guida generale per ottimizzare i risultati. Inizio a matchare un po’ a maglie larghe, studio bene le foto, per evitare di skippare qualcuno che potrebbe rivelarsi interessante. Con l’ingegnere tutto era venuto d’istinto, questa volta invece cerco di fare tutto più razionalmente. Tante chat e poi subito una serie di caffe veloci esplorativi. Ma niente, nulla di più inutile. E così passano veloci (almeno passano velocemente) le due settimane di ferie. E nel frattempo monta la rabbia, sempre costantemente.

Che cazzo mi hai tirata in mezzo santodio?

Ormai swippare profili era diventata quasi un’abitudine. Una dipendenza, forse. Ma tanto è venerdì, lunedì riprendo a lavorare e chiudo il profilo, e torno alla normalità.

E monta la rabbia.

Quindi venerdì sera sono lì a letto ad annoiarmi guardando profili cercando di valutare. Improvvisamente mi viene un’idea: ma se swippo tutti a destra e poi valuto solo i match?

In quel momento mi sembra tutto sommato possa essere una buona pratica per ottimizzare il tempo.

E niente, nell’arco di qualche minuto l’applicazione mi blocca, o almeno mi mette in pausa. L’applicazione è aperta bloccata su un profilo che non posso likkare.

E cazzo ovviamente è il primo in due settimane che così d’istinto mi piace. Cioè a dirla tutta d’istinto mi immagino possa piacermi perché la foto lo ritrae solo a metà, coperto da un’ombra sull’altra metà. Ma la sensazione è proprio positiva. E non posso swippare a destra. Ma santodio penso: questa è una maledizione, la maledizione dell’ingegnere.

E monta la rabbia.

Provo ad aprire il suo profilo e inaspettatamente riesco ad accedere a qualche altra informazione.

Ed eccolo lì: il contatto instagram.

Molto velocemente apro instagram, lo cerco, nel suo profilo non ci sono foto di lui, quindi vado direttamente sui messaggi e scrivo:

“Ciao, vengo da tinder”

Cazzo ma se gli scrivo così non mi risponderà mai. Mi faccio mille paranoie, provo anche a partorire qualche altro approccio, ma non mi viene in mente altro. Dopo queste due settimane, qualsiasi attitudine alla creatività è morta e quindi invio così. Chiudo Instagram senza nessuna speranza che questo mi risponda e tutto sommato mi riappacifico con me stessa: “hai fatto bene a mandare a fanculo l’ingegnere e hai fatto di tutto per trovare un surrogato, ora puoi spegnere tutto e riposarti”

E invece Questo mi risponde: “non mi era mai successo”

E parte una piacevole conversazione e l’idea di un vago appuntamento per un caffè nel fine settimana.

Poi il fine settimana prende il sopravvento con quella miriade di cose da fare tra dovere e piacere: casa da pulire, burocrazia da sbrigare, cena fuori con amiche e poi pranzo domenicale con gli amici del paese.

Così arrivo alla domenica con un bel po’ di impegni ancora in pending, tipo un impegno lavorativo che mi ero fissata la domenica pomeriggio per un rientro scoppiettante. E poi c è il caffè esplorativo con Questo. E poi mi scrive un altro con cui si era detto effettivamente qualche giorno prima che ci saremmo bevuti un caffè domenica mattina.

I due caffè esplorativi faccio un po’ fatica ad incastrarli, e a quel punto mi era ormai anche un po’ passata la voglia. Ma per spirito di coerenza per chiudere le due settimane di furia me lo impongo. Ecco spirito di coerenza penso: santodio all’ingegnere andrebbe fatto un corso accelerato.

Quindi mi programmo i due caffè esplorativi uno prima e uno dopo pranzo.

Il primo caffè esploretivo: dopo mezz’ora di chiacchiere piacevoli scopro che é un ingegnere. Quindi scappo via terrorizzata, che comunque gli amici del paese mi aspettano per pranzo.

Arrivo stremata al secondo caffè esplorativo dopo pranzo, stremata ma in anticipo.

Uno dei miei grandi problemi nell’approccio con l’altro sesso è sempre stato l’imbarazzo. Ho sempre bypassato il problema grazie ad una strategia tutto sommato intelligente nel breve periodo, ma che sul lungo ha prodotto una serie di relazioni fallimentari. Sostanzialmente dirigo le relazioni, le tempistiche, i passi in avanti, tutte le situazioni di interazioni, ho sempre preso io l’iniziativa, non ho mai lasciato spazio a chi avevo di fronte, non mi sono mai lasciata andare veramente forse. Anche con l’ingegnere…

Arrivare in anticipo e mettersi ad aspettare mi mette un filo a disagio. La mia strategia mi avrebbe dovuto portare ad arrivare io in ritardo.

E invece Questo arriva dopo di me. Io sono seduta ad un bar ad aspettarlo con tutto sto disagio che mi vivo male.

Inevitabilmente mi spunta da dietro, non avevo calcolato che mi ero messa dando le spalle all’ingresso e quindi mi sbuca così un po’ all’improvviso, cogliendomi di sorpresa. E lo sento, merda, l’imbarazzo. Dio no per favore, questa è proprio la maledizione dell’ingegnere, io da imbarazzata faccio pena.

Come è andata? Chissà. Ho riso, un sacco. E poi ad un certo punto senza aspettarmelo arriva un pensiero:

“Questo però potrebbe andare un po’ oltre il surrogato”

Mi si gela un secondo il sangue e lo sento, quel maledetto dolorino al cuore. Cerco di condensare queste emozioni contrastanti e trovare una sintesi.

“Facciamo in modo che l’ingegnere a qualcosa sia servito”

  1. Le relazioni più o meno serie hanno senso solo se c’è uno scambio reciproco equo, se non c’è lascia perdere.
  2. Approfondisci solo se è una persona sveglia che abbia dimestichezza con le emozioni. L’ingegnere aveva evidentemente raggiunto uno stadio evolutivo emotivo di un bambino di 3 anni.
  3. Approfondisci solo se non sei solo tu a tenere le redini.

Non posso dirti Serena come è andata perché siamo ancora in fase esecutiva di conoscenza reciproca. Spero di poterti raccontare nel prossimo futuro qualche sviluppo interessante a prescindere da cosa-come-quando”

Cara tu, spero di leggere ancora almeno qualche puntata. Ma su una cosa hai fatto centro secondo me. E lo dice una che con la rabbia ha dovuto, e continua a, fare conti epici: ha senso solo se trovi modi creativi e produttivi di incanalarla. Sennò ti divora, divorerà tutto di te, oscurandoti e annebbiandoti il cervello. E poi si sfocia nella pazzia. E da lì non sempre si torna indietro.

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